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Perché corri?
Chi corre lo sa che non è solo una questione di tecnica. Per correre, per allenarsi con costanza e determinazione, c’è bisogno anche di altro. Vale per i professionisti come per gli amatori, per chi pratica jogging nelle stagioni primaverili e chi si allena per correre una volta all’anno la gara del paese. Nella corsa, oltre alla tecnica, è presente una forte componente mentale che può fare la differenza a prescindere dai propri obiettivi. Ma come dicevo in apertura, chi corre lo sa. I km percorsi, i momenti di solitudine incontrati, il rapporto intimo con la propria fatica e sofferenza insieme alla continua scoperta dei propri limiti, permettono di accedere…
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Voi siete il fuoco
Non so se sia stata la pandemia o l’inizio della scuola primaria di mio figlio, ma sentivo una fortissima necessità di leggere un bel libro sulla scuola. Un testo che potesse aiutarmi a fare ordine, a portare chiarezza. Perché sulla scuola ognuno dice la sua e alla fine il risultato è che non si capisce più bene che cosa sia la scuola. Dove stia andando e, soprattutto, perché. Ma una società che smarrisce il senso della sua scuola e che smette di interrogarsi su alcune questioni cruciali che la abitano, non può andare molto lontano. Dietro quei banchi, tutti i giorni, non siedono solo i nostri rispettivi figli ma i…
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Giovani e riti: la crisi identitaria e la perenne nostalgia per il passato
Questo articolo è stato pubblicato su Transiti Magazine il 19 Aprile 2021 all’interno della rubrica Giovani d’oggi Avvertenza: “Il presente saggio non è animato dallo struggente desiderio di un ritorno ai riti”. Così scrive il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han nelle prime pagine del suo saggio La scomparsa dei riti. Una topologia del presente. Potrei dire lo stesso anche io: “Il presente articolo non è animato dallo struggente desiderio di un ritorno ai riti” o dalla nostalgia per il tempo passato. Al contrario, desidero interrogarmi sulla scomparsa o meno dei riti nella nostra società e sull’effetto che tutto questo può avere sui ragazzi. I riti, azioni simboliche Prima di tutto, una definizione: i riti sono…
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Le difficoltà nel parlare della salute dei ragazzi
Questo articolo è stato pubblicato su Transiti Magazine il 5 Aprile 2021 all’interno della rubrica Giovani d’oggi Qualche giorno fa, durante una seduta di psicoterapia, un ragazzo diciassettenne mi ha raccontato di non poterne più del Covid e della zona rossa. Lui è uno di quelli che ha rispettato e rispetta le regole, che esce di casa solo per validi motivi e che quindi passa le sue giornate in camera. Ma adesso non ne può più, è molto stanco. Della scuola in epoca Covid, del non stare con gli amici, dell’ansia di essere fermato dalla polizia quando si concede qualche strappo alla regola. La cosa che più lo fa arrabbiare, mi dice, è che…
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Seduti fuori dalla scuola
Gli studenti che seguono le lezioni di fronte alle loro scuole chiuse sono scomodi. Con rispetto, costanza e tenacia ci stanno dicendo che la scuola non può essere sempre l’ultimo dei pensieri di chi ci governa. Durante la prima ondata sono stati in silenzio, hanno accettato le regole, si sono fidati e affidati. Gli è stato detto, sarebbe più corretto dire promesso, che la scuola sarebbe rimasta aperta perché ci si sarebbe finalmente presi cura del suo stato di malattia che dura da diversi anni. Ma così non è andata. E non si può chiedere loro di restare, nuovamente, in silenzio perché non riusciamo ad ascoltarli. In Tutti a casa…
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Un vuoto angosciante che parla a tutti noi
Alcuni libri scavano nel profondo, non ti lasciano in pace e in qualche modo diventano un’ossessione. Ci pensi durante il giorno mentre stai facendo altro oppure la sera, dopo averlo chiuso sul comodino. La tua testa è ancora là, dentro quelle pagine, non vuole uscire. Ripensi a quanto letto, ti interroghi su come sia stato possibile, vorresti trovare quelle risposte che invece faticano ad arrivare. La città dei vivi di Nicola Lagioia è uno di questi. Lo dico subito, mi ha profondamente turbato. Ma nello stesso tempo mi ha dato modo di riflettere sulla condizione umana. Per questo gliene sono grato, non credo sia stato un libro facile da scrivere.…
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Sul pessimismo e sulla bellezza. Come resistere?
Bene, nonostante il periodo. Più o meno rispondo sempre così quando amici, parenti, pazienti e colleghi mi chiedono come sto. Bene, nonostante il periodo mi ripeto in testa. In questi giorni così strani, dove tutto è instabile e precario, non sempre è facile trovare un punto di equilibrio. Non lo è per chi non può lavorare o per chi ha visto cadere la propria attività. Non lo è per chi vive lo stress negli ospedali. Non lo è per chi lavora da casa. Non lo è per i genitori. Non lo è per chi sta cercando lavoro o avrebbe voluto dare una svolta alla propria vita. Non lo è per…
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Dare voce ai ragazzi
Riflettevo questa mattina su un’espressione che ha usato la mamma di una delle ragazze presenti nel libro per ringraziarmi. “Grazie per avere dato voce ai nostri ragazzi!”. Dare voce. Un’espressione che trovo bellissima. Intanto perché al centro c’è la voce, ovvero il timbro singolare della vita di tutti noi. Ciò che ci differenzia e ci rende unici. E poi perché in quel “dare” si trova secondo me il compito di ciascun adulto. Dare voce, permettere all’altro di esprimersi, di raccontare il suo punto di vista, di scoprirsi. Questo “dare voce” è anche problematico. Spesso, infatti, diamo voce ma solo a condizione che l’altro dica quello che noi ci aspettiamo di…
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L’adolescenza sospesa
Cosa resterà di questi giorni? Me lo chiedo spesso, ultimamente. Non ne posso fare a meno. Seduto sulla mia poltrona, ascolto le preoccupazioni delle persone che si mescolano, intrecciandosi, con la vita di tutti i giorni. Quella vita che, nonostante tutto, cerca di andare avanti. Un po’ come succede nel romanzo La strada di McCarthy (ne ho parlato qui). Un padre e un figlio che camminano in una terra distrutta, desolata, dove regna solo il nulla. Ma camminano, si affannano ad andare avanti, cercano di resistere. E a un certo punto il bambino ha paura di non farcela o forse non capisce il senso di quel camminare. Ce la caveremo?…
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Brif, bruf, braf. Sulla comunicazione
Ho letto la storia Brif, Bruf, braf di Gianni Rodari e ho pensato alla comunicazione. Ma anche alla comprensione. Qualche mio pensiero. In questi giorni pensavo alla comunicazione. Potremmo dire che senza comunicazione non può esserci relazione. La comunicazione genera incontro, restituisce valore, produce informazione. Non è detto però che la comunicazione generi anche comprensione. Per giungere alla comprensione è necessario un passaggio ulteriore. Quello che Gianni Rodari racconta in questa storia che su chiama Brif, bruf, braf. “Due bambini, nella pace del cortile, giocavano a inventare una lingua speciale per poter parlare tra loro senza far capire nulla agli altri. “Brif braf”, disse il primo.“Braf brof” rispose il secondo.…