Psicoanalisi

Tutto e subito: i giovani smarriti

Non è vero che tutto rimane sempre uguale. Il 4 Dicembre, giorno in cui l’Italia si è mobilitata per andare alle urne ed esprimere il proprio sì o il proprio no, ha lasciato un segno, una traccia che non possiamo semplicemente fare finta di non vedere. Tra i tanti dati emersi dall’analisi dei dati, spicca la tendenza dei giovani ad andare contro il governo, in particolare a Matteo Renzi o, meglio ancora, a quello che rappresenta. Un paio di giorni prima di recarmi al seggio, esattamente il 2 Dicembre, sono stato invitato a Bologna a parlare di consumo di sostanze tra i giovani e del ruolo degli adulti. Nella mia relazione (qui la trovate integrale) sono partito da questa affermazione: oggi i giovani sono smarriti. Lo sono perché non riescono a vedere il futuro, perché il presente è estremamente complesso, perché quando si ha la possibilità di scegliere tra infinte possibilità non si può fare altro che perdersi. Lo sono perché il denaro e la carriera  sono diventati gli unici motivi delle nostre vite e come scrive Alain Badiou nel sul libro La vera Vita “si tratta di fare come se la carriera avesse un senso. La carriera è il tappabuchi del non senso”. I giovani sono smarriti perché, con una torsione evidente, si racconta loro che l’unico senso da ricercare nella vita è quello della carriera, dei soldi o del potere, dimenticando di dirgli che tutto ciò non è che la dimostrazione che si è perso il senso della vita. I giovani sono smarriti perché nella società in cui si esiste solo se si consuma non possono consumare come vorrebbero, come gli è stato promesso, come fanno gli adulti. Già, perché la differenza tra giovani e adulti oggi sembra ridursi a questo: l’adulto è un giovane che ha più potere di acquisto. I giovani sono smarriti perché si trovano di fronte degli adulti giovani, che invece che fare gli adulti vogliono continuare a fare i giovani. I giovani sono smarriti perché hanno la sensazione che ci sia qualcuno che voglia fregarli, che desidera che essi stiano nella loro miseria.

Lo si sarà capito da queste mie parole, nel caso lo ribadisco, i giovani si sentono smarriti in quanto mancano degli adulti che siano in grado di indicare una direzione che non sia solo quella della carriera. Matteo Renzi, soprattutto all’inizio, ci ha provato ad essere quella guida, ma evidentemente in un periodo di crisi simbolica come è quella che stiamo attraversando le sue parole e il suo modo di fare sono stati spesso travisati o manipolati ad arte. Perché è molto più semplice accogliere lo smarrimento dei giovani e dirgli che i loro problemi derivano dall’altro, dall’adulto, dal ricco o dal potente di turno piuttosto che cercare di essere una guida. Come ci insegna la lettura di Totem e Tabù di Freud,è più naturale scagliarsi contro il padre piuttosto che cercare di individuare nuove strade in cui poter convivere. Chi fomenta i giovani in questa direzione dimentica un passaggio fondamentale: alla morte del padre si crea un totem, che altro non è che un nuovo padre che deve tentare di mantenere l’ordine tra i figli per evitare che si facciano la guerra l’uno con l’altro. Non può esistere una società senza padri e un figlio avrà sempre un padre con cui prendersela. A meno che non si decida di fare fuori il padre, come in parte sta avvenendo oggi, ma con il risultato di trovarsi di fronte ad uno smarrimento ancora più difficile da governare che prima o poi vedrà il ritorno in campo di un grande padre che metterà fine alle violenze  (usando la violenza).

Oggi i giovani se la prendono con gli adulti che fanno i giovani e che non sono stati in grado di mantenere un legame con gli anziani, con la saggezza, con le origini. Per questo, cito Badiou in un passaggio del suo libro, “sarebbe giusto organizzare un’ampia manifestazione per l’alleanza fra i giovani e i vecchi, rivolta esplicitamente contro gli adulti di oggi. I più ribelli sotto i trent’anni e i più coriacei sopra i sessanta contro gli affermati quaranta-cinquantenni. I giovani direbbero che ne hanno abbastanza di essere erranti, disorientati e interminabilmente privi di ogni marca d’esistenza positiva. Direbbero anche che non è un bene che gli adulti facciano finta di essere eternamente giovani. I vecchi direbbero che ne hanno abbastanza di pagare la loro svalutazione, l’uscita dall’immagine tradizionale del vecchio saggio verso la rottamazione e la deportazione in mortori medicalizzati, la loro totale assenza di visibilità sociale”. A parere mio questa è stata la sconfitta di Renzi, il non essere riuscito ad essere legame tra il mondo dei giovani e quello degli anziani. Non era facile, essendo questo un problema della nostra contemporaneità. Dirò di più. Penso ci abbia provato ad essere quella marca di esistenza positiva, ma proprio per questo si è esposto e si è così trovato nella posizione in cui era troppo facilmente attaccabile da entrambi gli schieramenti, quello dei giovani e quello degli anziani. I giovani non hanno votato contro di lui ma contro l’immagine di giovane-adulto arrivato e potente, capace e spavaldo, orgoglioso e deciso. Un immagine insopportabile per troppi giovani erranti. Il suo errore, lo ribadisco, è stato non solo il non riuscire a togliersi da questa posizione ma, al contrario, marcarla ancora di più nella campagna referendaria dove si è speso in prima persona con tutte le forze che aveva. Inoltre, e qui concludo, ha dovuto combattere contro chi fa leva sull’insoddisfazione giovanile e sull’invidia sociale  per avere consenso (Movimento 5 stelle e Lega nord, tra tutti): queste persone devono stare molto attente perché se si troveranno a governare il nostro bel paese non potranno continuare a fomentare l’odio contro le altre persone, ma dovranno assumersi la responsabilità di diventare adulte, diventare quei padri di cui i giovani hanno bisogno. Fino ad ora si sono limitati a distruggere e a alimentare l’odio nei confronti dell’altro. Prima o poi dovranno occupare quella posizione di potere e diventare oggetto della rabbia e dell’insoddisfazione delle persone. A quel punto, se non staranno attente, rischieranno di farsi del male.