Adolescenza,  Sul sociale

Mi spiace molto. Ma non è possibile fare a meno dei giovani

I giovani scendono di nuovo in piazza in tutto il mondo. Manifestano contro il cambiamento climatico, contro il mondo degli adulti che continua a non prendersi le dovute responsabilità. Ma combattono anche contro il futuro che hanno in mente gli adulti. Un futuro che non è futuro. Un futuro morto.


Non mi fanno paura i giovani, mi fanno paura gli adulti scrive Paolo di Paolo nella prefazione di I giovani non sono una minaccia. E ha ragione. Il problema dei giovani sono gli adulti. Incapaci di assumersi le proprie responsabilità. Incapaci di compiere delle azioni per salvare una terra sempre più malata. Incapaci persino di sostenere il peso di una manifestazione che, almeno in parte, è contro di loro. Troppo facile dire “siamo tutti con Greta, siamo tutti con i giovani, siete il nostro futuro”. Troppo facile, significa non fare nulla. 

#fridaysforfuture in piazza

Un anno fa il movimento di Fridaysforfuture non esisteva ancora. C’era solo una ragazza, Greta Thunberg, che aveva iniziato i suoi scioperi. Quello che è successo durante questo anno è stato incredibile. Segno, forse, che c’era bisogno di qualcuno che strappasse, i giovani erano pronti, i tempi maturi. La storia dell’uomo ci insegna che è sempre andata così, non c’è nessun complotto. Ad un certo punto una persona, spesso un giovane, dice una cosa nuova nel modo giusto e il mondo attorno a lui si accorge di questa novità. Si accorge che in quel momento c’è bisogno di quella novità, che non se ne può più fare a meno. Da quel momento non si torna più indietro.  

Milano, 27 Settembre 2019 – Video pubblicato da Greta Thunberg

L’idea di futuro

Quello che sta capitando va oltre la questione climatica, come molti commentatori attenti hanno notato. C’è un problema grosso, enorme, immenso. L’idea di futuro. Per i giovani il futuro che hanno in mente gli adulti non solo non è più sostenibile ma non è neanche così interessante. È un futuro fatto di diseguaglianza, sfruttamento, ipocrisia. Un futuro che non prevede futuro. Un futuro morto. Un futuro che non riesce ad ascoltare la scienza e che continua a pensare solo alla produzione a alla crescita

La voce dei giovani diventa allora, almeno per me, ossigeno puro. Finalmente qualcuno che dice ciò che io non riesco a dire, non riesco a vedere, non posso pronunciare. Qualcuno che mette in rilievo le ipocrisie, che non si interessa delle conseguenze, che vuole a tutti i costi costruire un mondo diverso. Abbiamo bisogno di questo ossigeno!

Giovani e vecchi vs adulti

Ci troviamo allora di fronte a una frattura che vede schierati da una parte giovani (e vecchi) e dall’altra gli adulti. È un’idea del filosofo Alain Badiou, che trovo eccezionale.

Vi propongo allora un’idea militante. Sarebbe giusto organizzare un’ampia manifestazione per l’alleanza fra i giovani e i vecchi, rivolta esplicitamente contro gli adulti di oggi. I più ribelli sotto i trent’anni e i più coriacei sopra i sessanta contro gli affermati quaranta-cinquantenni. I giovani direbbero che ne hanno abbastanza di essere erranti, disorientati e interminabilmente privi di ogni marca d’esistenza positiva. Direbbero anche che non è un bene che gli adulti facciano finta di essere eternamente giovani. I vecchi direbbero che ne hanno abbastanza di pagare la loro svalutazione, l’uscita dall’immagine tradizionale del vecchio saggio verso la rottamazione e la deportazione in mortori medicalizzati, la loro totale assenza di visibilità sociale. 

La vera vita, () Alain Badiou, p. 30

Questa frattura non deve per forza essere sanata. Ben vengano le fratture se portano all’apertura. Anzi, il rischio è che gli adulti tentino di chiudere questa frattura portandosi i giovani dalla loro parte e continuando così a non ascoltarli. Molti applausi e manifestazioni di stima nei loro confronti non hanno forse lo scopo, subdolo, di azzittirli? Come dire che la pensiamo tutti uguali e che stiamo già correndo ai ripari ma questo mondo è l’unico possibile. Quando diventerai grande, e potrai anche tu godere di tutto questo comfort, lo capirai. E la penserai come me. Vedrai. 

Ascoltiamo la voce dei ragazzi

Al contrario penso che questa frattura vada allargata ancora di più. I giovani scendono di nuovo in piazza in tutto il mondo e noi dobbiamo ascoltare la loro voce. Dobbiamo ascoltare le critiche costruttive e assolutamente pertinenti che stanno portando avanti. Dobbiamo agire.

Ascoltare significa ammettere di essersi fatti risucchiare dal sistema, di non essersi più interessati del pianeta in nome dello sviluppo. Significa prendere atto che il denaro è oggi la cosa più importante, a scapito della terra e della stessa felicità. Significa smettere di pensare a un futuro in cui l’unica cosa che conta è correre dietro la produzione infinta di oggetti che promettono di soddisfarci.

Qualcuno dirà che questo è il capitalismo, c’è poco da fare. 

E io rispondo che mi spiace molto, ma non è possibile fare a meno dei giovani.