Adolescenza

Seduti fuori dalla scuola

Gli studenti che seguono le lezioni di fronte alle loro scuole chiuse sono scomodi. Con rispetto, costanza e tenacia ci stanno dicendo che la scuola non può essere sempre l’ultimo dei pensieri di chi ci governa. Durante la prima ondata sono stati in silenzio, hanno accettato le regole, si sono fidati e affidati. Gli è stato detto, sarebbe più corretto dire promesso, che la scuola sarebbe rimasta aperta perché ci si sarebbe finalmente presi cura del suo stato di malattia che dura da diversi anni. Ma così non è andata. E non si può chiedere loro di restare, nuovamente, in silenzio perché non riusciamo ad ascoltarli.

In Tutti a casa ho dedicato un capitolo alla scuola.

“Passando ora agli aspetti negativi di questa scuola, il primo è senza dubbio che troppi studenti non sono mai stati raggiunti o si sono persi per strada. Purtroppo, come capita sempre, a venire esclusi sono stati gli studenti più fragili. Di loro, in alcuni casi, si sono perse le tracce già a fine febbraio. Parlo di quei ragazzi che non hanno a disposizione un computer o un tablet per fare lezione. Quelli che non hanno abbastanza gigabyte per seguire le lezioni. Quelli che non hanno spazi dentro alla propria casa per potersi connettere alle videolezioni. Quelli che non hanno genitori in grado di supportarli. Quelli, infine, che hanno dovuto preoccuparsi di come arrivare a fine quarantena e non hanno avuto tempo di pensare allo studio. Da questo punto di vista questa scuola da casa è stata fallimentare: una scuola che non è aperta a tutti non è una buona scuola. Soprattutto rischia di assomigliare a quell’ospedale “che cura i sani e respinge i malati” di cui parla Don Milani insieme ai suoi studenti in Lettera a una professoressa. Una scuola che lascia indietro le persone già deboli non è più scuola. Senza dubbio queste fragilità c’erano già ma in questi mesi sono emerse maggiormente. E adesso che le abbiamo ben chiare davanti a nostri occhi, è importante farcene carico”.  da Tutti a casa. Amici, scuola, famiglia: cosa ci ha insegnato il lockdown

Questo, credo, stiano chiedendo gli studenti. Di farcene carico. E se come mondo adulto vogliamo recuperare la credibilità nei loro confronti dobbiamo dimostrargli che stiamo facendo tutto il possibile non solo per riaprire le scuole nel breve periodo, ma per cominciare ad affrontare quei problemi di cui la scuola soffre da troppo tempo.