In Africa
Sono stato in Uganda per 5 settimane. Un’esperienza bella, intensa, ricca da tutti i punti di vista. Ho incontrato tante persone, visitato posti molto belli, passato del tempo con chi non possedeva altro che il proprio sorriso, scoperto una cultura così diversa dalla nostra. Forse, a ben pensarci, il regalo più grande che queste persone mi hanno consegnato è la “perdita del giudizio”. Già, proprio così. Il giudizio a cui noi occidentali siamo tanto legati qui non serve proprio a nulla e, anzi, rischia di non farti cogliere tutta la ricchezza che è presente in questo posto. Quando si perde il giudizio, si prova una sensazione di leggerezza che permette di incontrare le persone nella loro unicità. Con questa leggerezza ho scritto questi appunti e con la stessa leggerezza spero vengano letti. Non penso di avere scritto la “cosa giusta”, ho solo provato ad articolare alcune questioni che hanno stimolato la mia curiosità e voglia di scoperta. Alcune domande che mi sono posto, sono scomode e avrei preferito lasciarle stare perché toccano da vicino alcuni aspetti della nostra contemporaneità. Ma non ho potuto fare a meno di proseguire, perché sono convinto che è proprio dalla scomodità, dal sintomo, dal mal funzionamento, che può nascere la vita autentica.
Nelle prossime settimane pubblicherò i miei appunti. Il blog, che fino a questo momento ha accolto solo articoli riguardanti il rapporto tra l’essere umano e la tecnologia, si arricchirà pertanto di parole che trattano argomenti solo in apparenza diversi. Sono infatti convinto che proprio l’assenza di giudizio debba guidarci nella scoperta dell’essere umano e delle sue infinite sfaccettature. In un mondo che sta diventando sempre più digitale, infine, mi chiedo come fare per evitare ai paesi più poveri un nuovo “capitalismo umanitario”, come lo definisce Morozov (Internazionale n.1066).
L’educazione digitale, forse, passa anche da qui.