Correre

Essere un runner in qualche modo

Io lo ricordo l’esatto momento in cui ho cominciato correre. Ricordo come ero vestito, il giro che ho fatto, le sensazioni provate. Ricordo che dopo, quando ero rientrato a casa stanco e un po’ demoralizzato, mi ero detto che volevo continuare nonostante quella fatica, che non mi volevo fermare come avevo fatto tante altre volte nella mia vita. E così, in effetti, è successo. Quella volta non mi sono fermato e la corsa mi è entrata dentro, giorno dopo giorno, fino ad arrivare a modificare e in parte a stravolgere la mia giornata e la mia vita.

Un pomeriggio, ricordo molto bene anche quella volta, un post su Instagram di Matteo Girardi (Matteo è l’editor con cui ho pubblicato quattro libri per Città Nuova) mi ha illuminato. Parlava di un libro, Born to run, che racconta la corsa dei Tarahumara, un leggendario popolo corridore del Messico, e siccome Matteo fa l’editor e quando vuole dire una cosa la dice attraverso i libri, ho immediatamente pensato che anche lui corresse. Così l’ho chiamato con una scusa e sul finire gli ho chiesto: «Matteo, anche tu corri vero?»

Da quel momento abbiamo iniziato a parlare di corsa perché anche a lui, ed altri come me e lui, la corsa aveva stravolto la vita e così un giorno, ricordo ovviamente anche quello, Matteo mi ha telefonato e mi ha chiesto se avessi avuto voglia di scrivere un libro su adolescenti e sport. «Visto che stai approfondendo la psicologia in ambito sportivo, che ne dici di mettere insieme i due argomenti di cui ti stai occupando?». Io ci ho pensato un po’, poco in realtà, e poi gli ho risposto di no, che non l’avrei scritto quel libro, almeno non in quel momento perché poi non si sa mai nella vita. Però gli ho detto che avrei voluto scrivere un libro sulla corsa e che avrei volevo farlo insieme a lui. 

Matteo mi ha risposto che andava bene ma forse non era del tutto convinto e quindi ha aggiunto: «Comincia tu che hai avuto l’idea». Dopo un paio di settimane, gli ho mandato la prima mail con il primo capitolo a cui avevo dato il titolo: Una lingua nuova. Poi, dopo qualche giorno, mi ha risposto lui con un’altra mail e siamo andati avanti per diverso tempo a scriverci più o meno ogni settimana e anche se può sembrare un tantino esagerato, io aspettavo quella mail con quella gioia con cui si aspettano le cose importanti.

Il risultato è questo libro qui, che esce venerdì prossimo, il 29 Novembre. E ci tengo ancora a dire un cosa, ovvero che i 3 pilastri attorno a cui l’abbiamo costruito sono: la nostra esperienza personale, una sorta di sguardo antropologico sul mondo del running amatoriale; le storie dei campioni di questo sport (che mi hanno anche portato, non so ancora bene come, a telefonare un giorno a Yeman Crippa per parlargli del libro e nonostante mancassero poche settimane agli Europei di Roma e alle Olimpiadi di Parigi, lui mi ha prima ascoltato e poi salutato dicendo, a me, “in bocca al lupo per le tue gare”) e i romanzi che raccontano la corsa; la prospettiva psicologica rispetto al benessere psicofisico e alle criticità che il correre può portare.

Del titolo nel abbiamo parlato un po’ e alla fine abbiamo scelto Essere un runner in qualche modo. Sul perché correre fa bene ma può anche farti male. Un titolo che apre a tutti, perché nel mondo della corsa c’è posto un po’ per tutti. Anche per noi due.

Grazie a Città Nuova per averci creduto anche questa volta.