Adolescenza,  Genitori e figli

QUALCUNO CHE ASCOLTI

Questo articolo è stato pubblicato dal giornale La voce e il Tempo

Per l’etimologia, uno dei significati della parola adolescenza è: arrivare ad avere il proprio odore. Trovo questa definizione particolarmente preziosa, perché è vero, il corpo degli adolescenti, diversamente da quello dei bambini, ha un odore e per diventare adulti bisogna arrivare a riconoscere, e in molti casi anche sopportare, quell’odore. Non è sempre un esperienza facile da fare, lo sappiamo bene. Il corpo in adolescenza si prende il palcoscenico, vuole essere al centro dell’attenzione, non ammette lo stare dietro alle quinte. Improvvisamente, potrei dirla così, diventa straniero e si manifesta attraverso i suoi nuovi odori, le sue forme, le sue particolarità: ogni adolescente è unico nella sua differenza. 

L’espressione di quella sua unicità che si manifesta nella differenza e non nell’omologazione, deve però essere vista e ascoltata anche dal mondo adulto. Non è questo un passaggio secondario perché per diventare grandi c’è bisogno di trovare adulti che provino ad ascoltare questa fatica. Il problema è che oggi, nella nostra società, ai ragazzi e alle ragazze fin da quando erano bambini è stato lasciato poco spazio per sperimentare il negativo, la sofferenza, la frustrazione per qualcosa, qualsiasi cosa, andato male. Così, di fronte ai cambiamenti inevitabili dell’adolescenza e soprattutto nel momento in cui emergono quelle emozioni negative che non possono non esistere, gli adulti non riescono più ad ascoltare l’adolescente che hanno di fronte e spesso sono i primi a vivere una crisi profondissima.

Mi capita spesso, nella mia stanza di analisi, di incontrare ragazzi che nel parlare dei loro genitori dicono “che sono certamente presenti…ma solo come e quando vogliono loro!”. L’ascolto, però, esige una direzione differente, potrei dire diametralmente opposta. Porsi in ascolto di un figlio significa fargli spazio dentro se stessi, accettarne gli spigoli e le contraddizioni, sopportare il fatto che la sua vita, come quella di tutti, è portatrice di un segreto come direbbe lo psicoanalista Massimo Recalcati. Quanti genitori si lamentano del fatto che i figli non parlano, non raccontano, non esprimono le proprie emozioni con loro, senza mai chiedersi se non potrebbe essere proprio quel silenzio che i ragazzi vogliono che si stia ad ascoltare. Un silenzio difficile, è vero, probabilmente non gratificante, ma ricco di significati.

Oltre al corpo, un’altra questione si affaccia in maniera nuova nella mente dell’adolescente: il sogno. Che spazio lasciare ai sogni e al sognare in un periodo della vita in cui si impone in maniera così decisa la realtà del corpo e della vita. Soprattutto, gli adolescenti sognano o hanno smesso di farlo? Forse, per trovare una risposta a questa domanda, dobbiamo chiederci quanti adulti hanno ancora voglia, oggi, di ascoltare e dare significato ai sogni di un ragazzo. Perché sì, i ragazzi sognano ancora, ma forse non hanno nessuno a cui raccontarli.

Il 6 Febbraio e il 27 Marzo, presso il Punto Familia, terrò due incontri rivolti al mondo adulto. Il primo incontro avrà come titolo Il corpo degli adolescenti mentre il secondo Ma i ragazzi sognano?